#7. Inserendolo nel mito


Il bisogno di dover misurare la gradazione alcolica del vino è di certo legato al potere della sostanza di incidere sulle percezione/umore del bevitore, e di tutte le conseguenze da dover necessariamente controllare, é il caso quindi in cui si impongono attraverso legislature dei limiti insuperabili applicati a precise situazioni (es. guida). La storia ci insegna però che spesso subentra un senso di moderazione volontario da parte degli uomini

Gli antichi Greci, infatti, per evitare l’ubriacatura, che spesso sfociava in zuffe oltre a cagionare mal di testa e di stomaco, suggerivano una certa moderazione. Platone, a questo proposito, affermava che: “Bere vino moderatamente aiuta a pensare più liberamente”.

cerimonia del Simposio


Dioniso (Διόνυσος), in una commedia di Eubulo, raccomandavaTre coppe di vino non di più stabilisco per i bevitori assennati. La prima per la salute di chi beve; la seconda risveglia l’amore e il piacere; la terza invita al sonno. Bevuta questa, chi vuol essere saggio se ne torna a casa. La quarta coppa non è più nostra è fuori misura; la quinta urla; la sesta significa ormai schiamazzi; la settima occhi pesti; l’ottava arriva lo sbirro; la nona sale la bile; la decima si è perso il senno, si cade a terra privi di sensi. Il vino versato troppo spesso in una piccola tazza taglia le gambe al bevitore”. Come si vede, questa è un’autentica lezione del passato che vale anche, e soprattutto, per i giorni nostri, come invito a moderarsi nel bere.


Bacco (o Dioniso), Caravaggio, 1595, Galleria degli Uffizi, Firenze


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